“Piccola a chi?”

“Piccola a chi?”

Ciao a tutti oggi vi posto un estratto dal blog penna blu dove s’intervista un componente della casa editrice Iperborea di Milano dove si presentano caratteristiche della piccola  casa editrice milanese e allo stesso tempo si affronta il dolente argomento della bassa percentuale di lettori in Italia rispetto agli altri paesi europei.

A chi spetta fare sistema per convertire la situazione italiana e come fare promozione mantenendo bassi i costi, cosa fondamentale per le piccole CE.

Qual è stato il vostro sogno all’inizio della vostra avventura editoriale e che cosa è cambiato da allora?

Il nostro sogno nel 1987, quando è stata fondata Iperborea, era quello di far conoscere ai lettori italiani la letteratura nord europea, classica e contemporanea, incredibilmente dimenticata e ignorata qui da noi. Da allora perseguiamo questo sogno con impegno, dedizione e immutata passione: sono una delle culture più vivaci e innovative nel panorama mondiale e siamo orgogliosi di averne tradotto le voci più originali e importanti. Nel 1987 la casa editrice era Emilia Lodigiani, la fondatrice, un telefono e un fax. Ora siamo quasi una decina più molti collaboratori e amici che ruotano intorno, organizziamo festival, corsi di lingue nordiche… siamo diventati una sorta “network culturale” intorno al Nord Europa.

Un giudizio obiettivo sull’editoria italiana: che futuro ha e come dovrà evolversi per restare attiva?

Gli editori devono riscoprire la loro funzione principale: selezionare e pubblicare libri importanti e farli arrivare ai loro potenziali lettori, promuovendoli attraverso tutti i canali, nuovi e tradizionali, e contemporaneamente dare sostegno all’autore: un aiuto che va dalla scrittura all’organizzazione dei tour, delle interviste e della promozione, fino al supporto psicologico, offrendogli anche se necessario una spalla su cui piangere, non per forza metaforicamente.

Come instaurate un dialogo coi vostri lettori? Lo ritenete sufficiente?

Per noi il dialogo con i lettori è sempre stato prioritario e non solo per ragioni commerciali: vivendo noi in una nicchia, in molti casi si tratta di persone con passioni simili alle nostre e con cui abbiamo molte affinità. La maggior parte dei nostri collaboratori erano e sono nostri lettori. Fiere del libro, festival, feste e social network sono tutti modi utili per parlare con i lettori, informarli sui nostri libri e ascoltare i loro consigli. E soprattutto gli incontri e le presentazioni: riuscire a mettere in contatto il lettore con i suoi autori preferiti è sempre una fonte di entusiasmo per tutti.

In Italia si legge poco: una frase che si sente troppo spesso ultimamente. Quali sono secondo voi i motivi di questa scarsa attitudine alla lettura e quali “misure” prendete – o vorreste prendere – per aumentare questi numeri?

In Italia il 55% della popolazione adulta non legge neanche un libro. In Germania i non lettori sono il 19%, in Finlandia l’8%. È un divario spaventoso che va assolutamente colmato o quantomeno fare qualcosa per ridurlo. Per il bene del paese. Ma non credo che tocchi agli editori: il loro compito è pubblicare libri che valga la pena di leggere e farlo con serietà, passione e professionalità. Ma la lettura e la cultura sono risorse strategiche per tutto il paese e in quanto tali hanno bisogno di investimenti strutturali, che devono passare soprattutto per scuole, università e biblioteche.

Siete in genere soddisfatti delle vostre campagne di marketing editoriale? E quanto si impegnano i vostri autori nella promozione dei loro libri?

Abbiamo davvero poche risorse da destinare al marketing: impossibile comprare spazi pubblicitari o vetrine in libreria. Dobbiamo sempre inventarci qualcosa di nuovo, concorsi a premi sul nostro sito, sui social network o alle fiere, promozioni speciali legate a eventi, tournée degli autori quando possibile. In Italia i nostri autori vengono sempre molto volentieri: Björn Larsson, per esempio, ha addirittura imparato l’italiano per poter parlare con i suoi lettori.

Avete riscontri positivi dalla vostra presenza nel web? Quanto la ritenete importante e come vorreste migliorarla?

Il web è sempre più importante e noi cerchiamo di farci trovare anche lì. Nel 2011 abbiamo ridisegnato completamente il sito, dove mettiamo a disposizione dei lettori molti materiali per approfondire, dalle recensioni dei libri agli estratti in lettura. Siamo anche attivi sui principali social network come Facebook, Twitter, Flickr e Anobii, e su YouTube, e abbiamo rapporti con i blogger esattamente come li abbiamo con i loro colleghi della carta stampata.

Perché un lettore dovrebbe leggere i vostri libri? Che cosa rende differente il vostro catalogo dagli innumerevoli altri?

Perché pubblichiamo solo pochi titoli l’anno, una selezione del meglio della letteratura del nord Europa, libri in cui crediamo davvero, e di cui siamo i primi appassionati lettori. Libri che per un motivo o per l’altro (scrittura, temi, rilevanza letteraria) riteniamo importanti per il lettore italiano.

Che cosa vi sentite di consigliare agli aspiranti scrittori che vorrebbero pubblicare con voi?

Pubblichiamo solo traduzioni. Agli aspiranti scrittori consiglio di fare ricerche approfondite in libreria o su internet per trovare l’editore più adatto a lui per temi e linea editoriale. E soprattutto di cercarsi anche un agente che può fare questo lavoro per lui e tutelarlo da eventuali truffe o editori a pagamento.

Il mercato degli ebook si sta espandendo. Come accogliete questa tipologia di pubblicazione? Ritenete che possa “danneggiare” le edizioni cartacee?

Quasi metà del nostro catalogo e tutte le novità sono già disponibili in ebook e a breve se ne aggiungeranno altri. Se grazie al libro elettronico si possono raggiungere nuovi lettori siamo solo felici. Quello che conta per noi è il contenuto, il supporto è solo un mezzo. Detto questo, se la carta dovesse sparire personalmente ne sentirei molto la mancanza.

Quanto ritenete valida la promozione della lettura in Italia? Fiere, eventi letterari, iniziative: sono sufficienti secondo voi? Come si potrebbe migliorare la situazione?

Fiere, eventi, iniziative sono sicuramente utili, ma la vera promozione, come dicevo prima, va fatta in primis investendo nelle scuole e nelle biblioteche. Inoltre ci vuole anche da noi, come nella maggior parte dei paesi europei, una legge organica sulla promozione del libro e della lettura che aiuti anche le librerie indipendenti a difendersi dallo strapotere di catene e grandi gruppi editoriali. La legge Levi, entrata in vigore dal settembre 2011, non è sufficiente né è in grado di raggiungere gli scopi che si prefigge. Bisogna secondo noi prendere a modello, come spesso accade, i francesi o ancora meglio i tedeschi e aggiungere la nostra fondamentale italianità nel creare qualcosa di nuovo.

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