Venere Privata successo Pubblico

Ho sfruttato la recente ripubblicazione dell’opera di Giorgio Scerbanenco da parte di “La Nave di Teseo” per colmare una mia grave lacuna, ovvero leggere le storie con protagonista Duca Lamberti. Sono partito da “Venere Privata”, primo romanzo dei quattro con Duca. La prima sensazione che ho avuto riguardo lo stile e la scrittura di Scerbanenco è stata la medesima che ho provato la prima volta che ho letto Chandler: un senso di rapimento profondo, un’estasi emozionale nelle descrizioni dei personaggi e degli ambienti, una partecipazione coinvolta delle atmosfere, un ritmo cadenzato ma inesorabile. In altre parole: la consapevolezza di trovarsi davanti a un maestro del genere, in questo caso del Noir. Duca Lamberti è un personaggio monolitico, non ha bisogno di arco di trasformazione, in quanto le sue vicende personali lo hanno già segnato profondamente. Ha già capito quale sarà il suo nuovo posto nel mondo e nel suo bagaglio di esperienze c’è già tutto quello che gli serve sapere sul genere umano, e difficilmente sbaglia. Legge e interpreta i comportamenti degli altri forte della sua ex professione medica (che ha dovuto interrompere per un caso di coscienza che gli ha riservato pesanti conseguenze), non ha nessuna indulgenza per sé stesso, ma continua ad esercitare una sorta di pietas umana per i casi che ha di fronte, come quello del giovane Davide Auseri, alcolista disperato apparentemente senza ragioni. Solo la costanza e la determinazione dell’improvvisato investigatore (il cui padre aveva trascorsi nella Polizia) riusciranno ad aprire lo scrigno di Davide e a catapultarlo in un universo di cui per primo ha individuato i contorni. Come in tutti i noir che si rispettino, la storia di per sé è solo un pretesto per parlare di altro e soprattutto per capire la società che ci circonda, in particolare quella del boom economico degli anni ’60 narrata in “Venere Privata”. Un’epoca dove la modernità si sostituisce ai valori del passato, il denaro inizia a diventare la misura della felicità possibile, le scelte delle persone diventano opportunistiche e a discapito degli altri. Ma allo stesso modo ci sono persone che seguono i propri principi ed entrano in rotta di collisione con un mondo che sta cambiando troppo in fretta e lascia in tutti un senso di smarrimento. Questi aspetti lo rendono assolutamente attuale. Se non fosse per qualche piccolo rimando all’epoca, potrebbe benissimo essere stato scritto l’altro ieri. Ecco che Duca Lamberti diventa giudice e arbitro di coloro che scelgono il male come scorciatoia, ma allo stesso tempo consolatore di quanti non riescono ad adattarsi ai cambiamenti repentini. Stile e scrittura, come dicevo all’inizio, sono al topo. Ogni autore di genere prova la sana invidia di dire: vorrei poter scrivere anche io come Giorgio Scerbanenco.

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