L’isola del Mistero

L’isola del Mistero

Oggi voglio recensire “Delitto sull’Isola Bianca” di Chiara Forlani.

Premetto che considero Chiara la mia cugina d’oltre Po, quindi parto già con un occhio di riguardo. Ci accumuna la curiosità per gli stessi luoghi carichi di suggestioni e spesso di misteri, la stessa voglia di rappresentare la nostra terra per quello che è e soprattutto è stata, nei pregi e nei difetti che la caratterizzano; ambienti vicini e non così diversi se non per la lingua, accomunati dallo scorrere del grande fiume e da un retaggio contadino che emerge in tanti aspetti.

Guarda caso ho appena descritto gli elementi che definiscono la cifra stilistica più autentica di questa autrice. La sua Isola Bianca del 1950, sospesa tra Pontelagoscuro e l’orizzonte della fantasia, è un non luogo, magico ed evocativo di un mondo che non c’è più, accompagnato dai ritmi circadiani del sole e della natura, il cui confine d’acqua è determinato dalla forza delle correnti e il tempo è scandito dal raccolto, metafora della sussistenza/sopravvivenza delle genti contadine. Il lavoro accurato di ricerca alle spalle di questo libro finisce per rendere protagonista il microcosmo di famiglie che popola l’isola e finiscono per sovrastare il vero protagonista delle vicende: il foresto.

Pescatore, contadino, maestro, sconvolto dalla guerra, con un proiettile conficcato alla base del cervello che gli dona una specie di seconda vista che più che aiutarlo lo confonde, Attilio Malvezzi, detto appunto “il foresto”, è il catalizzatore del suo microcosmo, il cantore solitario che ce lo racconta e fa da ponte ideale con la terraferma e le indagini di omicidio. Sì perché sull’Isola Bianca viene ucciso un uomo, odiato da tutti per i suoi soldi, i prestiti a strozzo e il cinismo. Ma questo omicidio è solo un pretesto. Una scusa bella e buona per tenere legato il lettore alla storia, portare gli isolani sulla terra ferma e farli interagire con un mondo che possono solo immaginare e sospirare. Il meccanismo giallo è semplice, quasi scontato, ma non sottrae valore a questa storia, anzi il suo fine è meritorio e mi permette di sottolineare l’altro punto forte: la lingua.

L’autrice ha fatto un lavoro eccellente sulla prosa e sullo stile, immagino dopo numerosi tentativi. È riuscita a riprodurre in modo credibile, con qualche utile pennellata di dialetto, boja d’un mund ladder, la parlata semplice delle genti rurali, i loro stati d’animo, le loro aspirazioni, il detto e soprattutto il non detto. Non mi stupisce che abbia fatto incetta di premi.

Delitto sull’Isola Bianca è uno slowthriller di qualità, very slow e poco thriller, ma favolosamente evocativo, di ampio respiro e ha finito con il lasciarmi in bocca il sapore autentico di una cucina semplice e sana e soprattutto la voglia di averne ancora. So già dove andrà a parare prossimamente il solitario Foresto e non vedo l’ora di leggerlo.  Brava Chiara, ma non avevo dubbi.

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