TRE ATTI E DUE TEMPI

TRE ATTI E DUE TEMPI

di Giorgio Faletti

“Io mi chiamo Silvano ma la provincia è sempre pronta a trovare un soprannome. E da Silvano a Silver la strada è breve”

Tre atti e due tempi edito da Einaudi Editore

Oggi volevo parlarvi di un libro ambientato nel mondo del calcio, ma volevo allo stesso tempo anticipare a chi non ama il calcio che l’opera non parla di calcio e dunque non scappate rimanete con noi.

E’ un romanzo camuffato da thriller perché ha il classico ritmo serrato di un thriller, infatti la storia avviene in un giornata, anzi una domenica pomeriggio.

“Tre atti e due tempi” si è rivelato per me il miglior libro di Faletti: il più curato, il più vero, in quest’opera Giorgio Faletti ha voluto con la preziosa consulenza di Alessandro Del Piero uscire dalla linea editoriale che lo aveva reso famoso con la serialità di omicidi in stile americano e calarsi nella realtà di provincia usando il mondo del calcio per parlare di tradimenti, cadute nello sterco del denaro e rivincita morale di chi è considerato perdente.

Tutto ha inizio in una domenica italiana come tante, in una domenica calcistica quando, mentre i tifosi scaldano la loro passione prima del fischio di inizio della partita, l’allenatore di una delle due squadre in campo scompare.
Tre atti, come quelli di un’opera teatrale, due tempi come quelli di una partita di calcio e un protagonista, Silver, un antieroe straordinario in un tempo in cui di eroi a breve termine ce ne sono troppi. Un personaggio a cui voler bene, nato da una penna da cui non lo si aspetta.

Un libro sorprendente nella scrittura e nella costruzione di un libro che, per la prima volta, non sembra voler forzatamente mirare troppo in alto e per questo colpisce dritto al punto.

Silvano Masoero, detto “Silver” dagli amici, ma anche dai nemici, è un’ ex promessa del pugilato, finito in carcere dopo aver truccato un incontro, come nella migliore tradizione di questa eroica ed esaltante quanto tragica disciplina sportiva. L’antieroe “Silver”, uscito di prigione, si è rifatto una vita come capo magazziniere della squadra di calcio della sua cittadina di provincia, che gioca il campionato italiano di serie B. E’ vedovo da quattro anni e da poco tempo può frequentare di nuovo suo figlio che, dopo aver militato in altre squadre, ora è diventato l’idolo della società per la quale “Silver” Silvano lavora ormai da trentatré anni. Il suo interesse principale è far bene il suo lavoro, cioè l’attenzione alla cura dello spogliatoio e di quello che gli ruota intorno, il tutto fatto con la serietà estrema di chi è consapevole di aver buttato la propria vita per una stupida sfida persa col destino. Oltre a questo il protagonista della storia predilige mangiare da solo sempre nella stessa trattoria vicino allo stadio, dove quasi sempre lo serve Rosa, anche lei sola e con la quale intrattiene una frequentazione che lui tiene forzatamente ferma allo stato di semplice amicizia e compagnia. Un giorno, prima della partita che dovrebbe sancire il passaggio in serie A della squadra in cui Masoero è ormai una figura storica e di grande affidabilità, egli scopre qualcosa che non avrebbe mai voluto sapere e che lo riporta ad un passato lontano, ma mai dimenticato.

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