Arnaldur Indridason

Arnaldur Indridason
Lo scrittore islandese Arnaldur Indridason

Da una classifica stilata dall’inglese “Observer”, i dieci più grandi scrittori europei contemporanei di gialli la vedono in prima posizione, seguito da Mankell per la Svezia, Fred Vargas per la Francia e, per l’Italia, il nostro Andrea Camilleri. 

1. Ho letto dalla sua biografia, che anche suo padre è stato scrittore. Mi parli di lui. Che genere di romanzi ha scritto? E quanto questo ha influito sulla sua ambizione di diventare scrittore?

A : Mio padre ha descritto i cambiamenti nella società islandese verso la metà del ventesimo secolo quando passammo da una società contadina molto povera ad una ricca e moderna. Descrisse persone molto comuni in un modo molto piacevole e forse è questo che mi ha influenzato maggiormente. Anche i suoi scritti erano molto belli e io sono cresciuto con il suono della macchina da scrivere in casa, che è il suono più bello.

2. Il suo percorso è stato difficile? 

A : No, straordinariamente facile. I lettori in Islanda non erano abituati ai racconti gialli islandesi ma sono stati molto ben disposti sin dall’inizio. Poi gli editori stranieri si sono interessati, dapprima Danimarca e Germania e poi tutto è andato per il meglio.


3. So che per la traduzione in Italia dei suoi libri, viene affidato il compito sempre alla stessa persona: Silvia Cosimini. Quanto pensa sia importante il lavoro di traduttore per il successo di un libro? 

A : La mia traduttrice in Italia sta facendo un lavoro meraviglioso. Non leggo l’italiano ma capisco che le sue traduzioni sono ottime. I traduttori sono importanti per uno scrittore come me di una piccola isola come l’Islanda lontana nell’Oceano Atlantico. Pochissimi capiscono la lingua (siamo solo 320.000) e per noi per essere conosciuti nel mondo è essenziale avere buoni traduttori ed io sono molto fortunato ad avere Silvia.


4. Dopo svariati romanzi che ho letto di scrittori nord europei, ho notato una ripetitività nel descrivere un disagio di fondo su tematiche sociali rilevanti, in netta contrapposizione con un’idea del paese nordico come simbolo di modernità e di libertà. Anche i suoi romanzi vogliono essere di denuncia o, al contrario, raccontare prevalentemente crime novels?

A : I miei racconti sono ambientati in Islanda e cerco di descrivere la società in cui vivo anche se in modo molto romanzesco. Gli scrittori dovrebbero avere qualcosa da dire sul mondo in cui vivono, altrimenti non c’è motivo di essere uno scrittore. Nessuna società è perfetta, neppure quelle nordiche.

5. Nel suo libro “La voce”, protagonista indiscussa è la famiglia e i difficili rapporti tra genitori e figli, tra fratelli e sorelle, tra marito e moglie e di quanti delicati equilibri esistono in queste relazioni. Ne La signora in verde il tema è ancora più crudo e violento, dove le donne sono vittime di maltrattamenti. Un tema quindi molto sentito da lei in particolare o sbaglio? Più semplice parlare delle vittime, piuttosto che dei carnefici?
A : Bene, tutti i miei libri in un modo o nell’altro hanno per argomento le famiglie e la maggior parte sono, in modo diverso, a pezzi. Penso che la famiglia sia l’istituzione più importante della nostra società e se c’è qualche messaggio nei miei libri, è questo: Prendetevi cura dei vostri figli. E’ molto difficile scrivere sulla violenza e nella” Signora in Verde” spesso ho dovuto fermarmi e fare una pausa perché era molto duro immaginare la violenza. E’ un libro sulla violenza domestica e sentivo che doveva essere veritiero e reale.

6. Protagonista dei suoi romanzi è il commissario Erlendur, commissario di polizia che, in realtà, dovrebbe prima risolvere i suoi conflitti all’interno della famiglia, ancorché le indagini dei suoi casi. Una ex moglie e un rapporto molto conflittuale con i suoi figli. Perché creare un personaggio così complesso?
A : Si è sviluppato di libro in libro, pian piano mi si è formato un quadro chiaro di lui e della sua situazione. In ogni libro impari qualcosa di nuovo su di lui. Dapprima ho deciso di renderlo il più islandese possibile e poi ho incominciato a guardare il suo background ed il motivo per cui è un uomo di famiglia cosi cattivo e solitario, ma anche un eccellente poliziotto. Qualcosa non quadrava e sto sempre cercando di scoprire che cosa è.

7. Quando si parla di migrazione, sembra che il fenomeno non interessi minimamente l’Islanda. Com’è il tenore di vita del suo Paese? Un’isola felice? Anche ora nonostante la crisi economica? 

A.: E’ un bellissimo paese in cui vivere. Non è sempre stato così. Per secoli l’Islanda è stata la nazione più povera d’Europa ma nel ventesimo secolo abbiamo cominciato a fare un uso migliore di tutte le cose che l’Islanda ha da offrire, non solo il pesce del mare, ed ora lo standard di vita è alto. Siamo uno stato nordico prospero e ne siamo orgogliosi – persino in periodi di grandi difficoltà come gli ultimi anni.

8. Come nasce la trama di un suo libro? Mi descriva la sua giornata tipo. 

A.: Mi siedo al computer ogni giorno alle 8.00. Lavoro fino alle 16.00, talvolta fino alle 17.00. La maggior parte della mia creazione avviene al computer. Di solito incomincio solo con un tema. Per esempio voglio scrivere sulla violenza domestica e allora ti siedi per scrivere e milioni di piccole idee si concretizzano mentre scrivi. Spesso riesco a sorprendermi e quella è la parte migliore. Sviluppo la trama mentre scrivo e spesso quando ho finito il racconto che voglio raccontare, non ho ancora finito di articolare la trama.


9. Quali sono stati gli scrittori che l’hanno più ispirata? 

A : Cito sempre la coppia svedese Sjowall e Whaloo che negli anni ‘60 e ‘70 scrissero su un poliziotto di Stoccolma. Era un perfetto realismo sociale.

10. Quali consigli può dare ad uno scrittore emergente?
A : Sorprenditi.

10. E’ uscito proprio recentemente il suo ultimo libro, Cielo nero, recensito su questo blog. Conduce questa volta le indagini il collega di Erlendur, Sigourdur Oli, che si fronteggerà su due campi opposti: quello della ricchezza e dello sfarzo – comandato dalle banche e dai finanzieri – e quello legato al disagio sociale, al fallimento umano. Ce ne vuole parlare? 

A : L’ho scritto dopo la crisi economica. Volevo cercare di capire che cosa fosse successo. La parola che più spesso abbiamo udito prima della crisi era Avidità. Il mio libro è su quella parola e su come porti al crac.

11. L’Islanda: un paese dall’aria innocente e lontana dalla globalizzazione, dagli sprechi, dagli scandali politici, che rivela invece un lato nascosto…è davvero così?

A : Penso che le persone abbiano idee molto ingenue sull’Islanda. Abbiamo tutti i difetti che hanno le altre società, abbiamo tutti i crimini comuni ed altro. Aspetto innocente. Forse. Innocente. Penso di no.

Con questo chiudo l’intervista, con la speranza che prima o poi venga in Italia a trovarci e a sentire quanta popolarità ha anche nel nostro Paese!

tratto da contorni di noir

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