IL CIGNO NERO

IL CIGNO NERO

“Cosa pensarono gli europei quando, giunti in Australia, videro dei cigni neri dopo aver creduto per secoli, supportati dall’evidenza, che tutti i cigni fossero bianchi? Un singolo evento è sufficiente a invalidare un convincimento frutto di un’esperienza millenaria. Ci ripetono che il futuro è prevedibile e i rischi controllabili, ma la storia non striscia, salta. I cigni neri sono eventi rari, di grandissimo impatto e prevedibili solo a posteriori”.

tratto dal libro di

Nassim Nicholas Taleb

L’associazione dei colonizzatori inglesi a noi uomini del terzo millennio è pienamente comprensibile e applicabile a tutto ciò che è la presenza umana nel pianeta.

La metafora del cigno nero rappresenta la paura dello sconosciuto, il fatto che l’evento è un caso raro e isolato e che abbia avuto un enorme impatto su tutto.

Quante volte ci siamo chiesti come affronteremo il futuro e soprattutto cosa sarà di noi? Tuttavia dobbiamo essere consapevoli della fantasia che ha l’uomo nel farsi del male da solo; di possedere l’arroganza di credersi proprietario del pianeta quando invece è solo un ospite di passaggio; un inquilino che paga in ritardo e fa danni all’appartamento terra.

In tutto ciò che riguarda l’uomo e la sua vita, anche le arti hanno subito la sberla della pandemia e come tutte le cose erroneamente non considerate di prima necessità sono scese in fondo alla scala.

Nel peggior momento, quello di totale chiusura, il covid ha stretto se non tolto lo spazio ed ha dilatato il tempo, ora il tempo per la quotidianità è tornato ma gli spazi non sono più come prima.

Tornando all’arti e in particolare alla letteratura, avendo il tempo aumentato a dismisura, chi di voi ha scritto? Quante persone durante il lockdown si è cimentato a trasformare in inchiostro ciò che aveva dentro?

I motivi per cui una persona possa sentirsi spinta a farlo sono molteplici e  sicuramente  hanno tutte una propria logica.

Quanti con ottimismo hanno avuto il coraggio di premere il famoso tasto” invio manoscritto”?

Qualcuno con convinzione e  sfrontatezza avrà inviato delle opere ancora acerbe, chi possessore di qualcosa di qualità  ma timoroso non avrà premuto quel tasto.

Ognuno è genitore del  proprio ” figlio di carta” apprezzabile o meno che sia, di sicuro il mondo dell’editoria ha bisogno di aria fresca e soprattutto di “roba” vendibile, sembra brutale ma penso che la cosa peggiore per un editore sia sentirsi dire da un esordiente:” l’ho fatto per gioco”, quando la vita lavorativa  degli addetti ai lavori di questo settore non è proprio un gioco da tavolo.

In breve tempo molte dita speranzose hanno premuto quel tasto invio, questo è ciò che sostengono le case editrici, le quali ritengono di essere state sommerse di proposte letterarie.

Sono stati travolti e questo è anche motivo di un leggero lamento che io ritengo non del tutto motivato perché indipendentemente dalla qualità, non si tratta altro che di materia prima arrivata gratuitamente.

Ovviamente setacciare il fiume di manoscritti avrà un costo per la casa editrice, ma la possibilità di pescare delle piccole pepite non è così improbabile.

Non spetta a noi considerare il nostro libro una pepita d’oro, siamo troppo coinvolti e preferiamo che venga giudicato da persone più obbiettive.

Un mese prima del lockdown iniziato il 9 marzo ci siamo entrambi stancati di discutere dei nostri personaggi e delle loro storie, volevamo che iniziassero ad amare, odiare, essere violenti e vendicativi.

Dopo mesi di scrittura, di revisione e di discussioni su chi potesse interessare il nostro libro l’abbiamo ultimato, ne siamo orgogliosi perché seppur esordienti siamo consapevoli della nostra crescita.

 Ora “ la creatura” è solida, sta in piedi  e cammina da sola.

Amici e conoscenti presi dalla sorpresa e dal nostro entusiasmo chiedono la trama e dov’è ambientato, ma continuiamo a restare vaghi perché non vogliamo creare né pregiudizi né tanto meno false aspettative.

Crediamo che ognuno di noi abbia il proprio genere di gradimento come vale per la musica.

 Il genere e la storia che abbiamo scritto non è altro che quello che noi vorremmo leggere, ciò che amiamo e ciò che ci fa far tardi la notte perché uno scrittore prima di tutto è un lettore.

Corrado Antani & Ettore Mascetti

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